Uno dei tanti racconti trovati nel web di chi ha visitato Cuba.
E' un racconto del 2006 postato da Ilva B.
Da bambina mia madre mi leggeva le avventure dei corsari nei mari del sud. A quattordici anni leggendo libri di spionaggio c'era sempre un agente segreto che agiva a Cuba. Scoperto Haminguey mi sono fatta riacchiappare da questa isola. Nel 1972, quando a Imperia arrivò il 68, quall'affascinantissimo uomo del Che mi ha riportato là, a Cuba. Non appena mi è stato possibile sono partita e tornata più volte a Cuba. L'ultima partendo dall'est dell'isola. Atterriamo a Holguin e andiamo a Covarrubia, in un parco naturale con chilometri di spiagge bianche. Metà giornata la passiamoal mare, l'altra ad esplorare i dintorni. Con l'unico taxi di zona andiamo a Las Tunas. Paese tranquillo e carino. Pranziamo in in ristorante all'interno di un'antica casa spagnola. Mangiamo bene e i musicisti ci rallegrano più di molto. Rientriamo attraverso sconfinati campi di canna da zucchero. Il paese più vicino è Porto Padre. Troviamo degli italiani che passano qui l'inverno “come da noi anni fa”. Decidiamo di andare a Santiago, la città più grande dell'est. Visitiamo la Cattedrale, la casa di Velasquez, la Moncada, il cimitero dov'è sepolto Compaj Secundo del Buenavista Social Club, il Forte del Morro. Il rum non manca mai, tutto è bello e allegro, la gente cortese. Il ritorno tra montagne e vegetazione stupenda in una natura incontaminata. Ci godiamo la spiaggia e le escursioni in canoa tra le mangrovie della laguna. Io e Ugo, dato l'affiatamento, riusciamo a prendere l'unico pilastro di un ponte con tutto l'oceano e la laguna a disposizione. Decidiamo di andare all'Havana. Non troviamo mai posto sui voli e partiamo via terra. Alle 8 di sera da Holguin prendiamo in bus GT di Viazul e dopo un percorso di 735 km che attraversiamo in largo quasi tutta l'isola, arriviamo alle 7 del mattino a destinazione. Un taxi ci porta nel nostro bellissimo hotel. Il tempo di sistemarci e poi via, a l'Habana Vieja. Pranziamo in un ristorante tipico vicino a Plaza de Armas. In loco signore in tipici costumi con grossi sigari tra le labbra.. Dal Forte e le sue bancarelle andiamo al Convento e alla Chiesa di San Francesco. Tappa davanti al Palazzo della Borsa per un Mojito. Proseguiamo per la Cattedrale e la sua bellissima piazza.
Incontriamo persone simpaticissime con cui spendiamo un'oretta in allegria. Ugo ha urgenza di vedere la Bodeghita del Medio e noi ce lo portiamo. Sosta per un Daiquiri. Percorrendo una animatissima via pedonale arriviamo al Campidoglio. La stanchezza ci prende e le gambe ci abbandonano. Aiuto!!! Carroza? Claro que si! Vamos con Jesus Cristo y Diablo su caballo. Ci mancava un visionario! No, no, io me lliamo Jesus Cristo. Andiamo e facciamo un percorso con la carrozzella con destino final Plaza Vieja. E' bellissima e la luce del tramonto e poi della sera la rendono ancora più magica. Sotto i portici c'è una birreria dove si produce birra e tantissimi mangiano e bevonola. Ci aggreghiamo subito, mangiamo, beviamo, mangiamo, beviamo. La birra è buonissima, non ce l'aspettavamo Il locale è old style con gli alambicchi, i barili ed il camioncino rosso per le antiche consegne. Quando rientriamo un faticoso percorso di prende alla discesa del taxi: hall, ascensore, corridoio, lettuccio, ronf, ronf. L'indomani si riparte per luoghi visti e nuovi da scoprire. Con un'auto del 52 color verde smeraldo andiamo a Marina Heminguey. Al ritorno prendiamo una multa per cambio corsia e, non abbiamo capito perché, la paghiamo noi. Giriamo ancora all'Habana Vieja”, tutti giocano a Domino, ci facciamo insegnare tra un rum e l'altro. Decidiamo di rientrare con un Ovotaxi. Il mio è guidato da una ragazza che, fatti rombare i potenti motori, parte a tutta velocità. L'altro Ovotaxi ovviamente non può mangiare la polvere, ci romba a fianco e Ugo mi urla che mai si riuscirà a superare il 50 km/ora. La competizione è serrata finchè il nuo Ovo non si scoppia. E così io e Angioletta restiamo in strada sulla bella Avenida Atlantica in attesa di mezzo sostitutivo che non arriva. Restiamo a chiacchierare con la tassista ed il marito che ci ha raggiunto. Ci recupera l'Ovo che Ugo e Maria Palma ci rispediscono. Baci e abbracci ai nuovi compagni di sventura e in hotel risate a crepapelle. Il giorno dopo andiamo in centro con la navetta dell'hotel. Attraversiamo viali con bellissime palme per raggiungere il centro. Degustazione all'Havana Club davanti al porto, pranzo in ristorante con mega aragosta a 10 dollari.
Rum anejo per digerire. Passeggiamo in paseo del Prado, al Parco Central, a Plaza de Armas con la banda . Ci spiace dover ritornare a casa, lasciare questa arietta calda, questa convivialità. Sono tornata più volte in quest'isola e nulla mi ha mai deluso. E' stato un crescendo. Pian piano luoghi e persone mi hanno rubato il cuore a mia insaputa. Quando ho scritto il mio libro “Ultima chance, l'amore” ho portato i miei protagonisti qui, a Cuba, perché qui c'erano le condizione emotive, ambientali e sociali per vivere una storia d'amore particolare.