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Sciopero 9 dicembre: il giorno dei Forconi

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2013 20:29
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10/12/2013 05:55
 
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Tra tafferugli con le forze dell'ordine e video virali si chiude la giornata di cortei e manifestazioni organizzate dalle sigle sindacali autotrasportatori

Una giornata ad alta tensione, sopratutto in Piemonte, dove la protesta è degenerata in veri e propri scontri con la polizia. Il «movimento dei Forconi», nato in Sicilia poco meno di due anni fa da alcune sigle sindacali degli autotrasportatori, è tornato oggi a far parlare di sé con una serie di cortei nelle maggiori città italiane e con blocchi stradali che sono diventati manifestazione della protesta contro l’attuale classe dirigente, la politica fiscale e lo «strapotere dei capitali privati e delle banche».



9 DICEMBRE, GLI SCONTRI CON LA POLIZIA A TORINO - Se nella maggior parte delle città che hanno ospitato una manifestazione di quanti hanno aderito alla protesta indetta dagli autotrasportatori tutto si è svolto in modo relativamente pacifico, a Milano e a Torino la situazione si è fatta più tesa: nel capoluogo lombardo i manifestanti hanno preso d’assalto la sede di Equitalia (lo stesso è successo anche a Bologna), mentre a Torino la protesta è degenerata in pesanti tafferugli con le forze dell’ordine, sopratutto nella centralissima Piazza Castello, sede della giunta regionale del Piemonte, che intorno all’ora di pranzo è diventata il bersaglio del lancio di bombe carta, pietre e bottiglie, disordini ai quali si sarebbero unite anche alcune frange oltranziste delle delle tifoserie calcistiche della città. Gli scontri avrebbero prodotto una dozzina di feriti e due fermi da parte della polizia, rimasta a presidiare Piazza Castello anche dopo il fuggi-fuggi degli ultrà, mentre alcuni gruppi di manifestanti sono rimasti a presidiare pacificamente la piazza.

9 DICEMBRE, CASAPOUND IN PIAZZA A ROMA - A Roma, invece, alla protesta dei Forconi si sono uniti i gruppi di Forza Nuova e Casapound. Questi ultimi, in particolare, avevano esplicitamente invitato i propri militanti a sostenere la protesta, pur optando per sfilare soltanto sotto l’insegna del tricolore. E numerosi tricolori hanno sventolato oggi nella Capitale: e i manifestanti, insieme alle tante rivendicazioni sotto lo slogan comune di «mandiamoli tutti a casa», hanno chiesto ora assistenza per i disabili, ora un aiuto «per i nostri figli» ora la fine delle discriminazioni degli omosessuali. Ha destato qualche preoccupazione in più, invece, la partecipazione alla protesta di alcuni militanti di Forza Nuova che hanno lanciato fumogeni in via Cristoforo Colombo, mentre cinque militanti forzanovisti erano stati fermati nottetempo dalla polizia, mentre camminavano tra il raccordo anulare e la bretella dell’uscita autostradale Roma-Sud.
9 DICEMBRE, I POLIZIOTTI CHE SI LEVANO IL CASCO - Nel pomeriggio, poi, ha preso a circolare sui social network un video pubblicato da un utente che si trovava al corteo organizzato dal movimento dei Forconi a Rho, alle porte di Milano e uno relativo invece a Torino. In questi video, davanti al corteo di manifestanti, si notano alcuni poliziotti che si sfilano i caschi. In realtà, ha spiegato l’Ansa citando la Questura di Torino, i poliziotti si sono sfilati i caschi non tanto in segno di solidarietà, ma perché il corteo torinese prima e quello di Rho poi erano diventati sufficientemente tranquilli da non rendere più necessario l’utilizzo del casco da parte delle forze dell’ordine.

9 DICEMBRE, I BLOCCHI CHE NON CI SONO STATI - La cronaca ha poi riportato notizie di blocchi e presidi da parte di decine di manifestanti che hanno creato problemi in varie parti del Paese. A Milano sono state bloccate due rotonde nei pressi di Rho-Fiera causando 20 chilometri di coda e la rabbia degli automobilisti. A Genova è stata bloccata e poi liberata la stazione di Brignole mentre ad Imperia alcuni manifestanti sono scesi sui binari alla stazione di Oneglia. Andando più a sud, decine di persone hanno bloccato la tangenziale di Bari, nelle uscite Poggiofranco e Carrassi, mentre sono stati registrati blocchi anche nel foggiano ed a Battipaglia, allo svincolo della A3. Certo, la cronaca riporta la presenza di turbative alla circolazione, ma da qui a parlare di blocco nazionale ce ne passa anche perché, come nel caso di Milano, la protesta è stata coperta dalla rabbia dei pendolari rimasti bloccati in macchina.
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11/12/2013 09:07
 
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Forconi, la protesta si allarga: caos e blocchi




Non si fermano i forconi: disagi e blocchi per il terzo giorno consecutivo mentre si avvicina il voto di fiducia al governo previsto per mercoledì 11 dicembre. Manifestanti hanno occupato i binari nella stazione di Villa Literno, nel Casertano. Disagi quindi sulla la linea ferroviaria Roma Napoli che non riguardano però i treni ad alta velocità.


A Milano nel pomeriggio di martedì occupato da 200 manifestanti Piazzale Loreto. Ancora caos a Torino dove, sempre nel pomeriggio, è stata di nuovo bloccata la tangenziale, a Venaria e allo svincolo di Sito Interporto. Circa cinquanta militanti hanno invaso a piedi entrambe le carreggiate rendendo impossibile la circolazione automobilistica. Sul posto è intervenuta la polizia stradale per rimuovere il blocco. Sempre nel capoluogo piemontese, dove lunedì si sono verificati duri scontri con le forze dell'ordine, i carabinieri sono intervenuti in mattinata contro dei picchetti davanti a un supermercato di corso Traiano: sotto il Consiglio regionale del Piemonte si sono incrociate anche le proteste di Fiom, studenti universitari.


Al Viminale si è tenuto un vertice convocato dal ministro dell'Interno Angelino Alfano con le forze dell'ordine. "Noi siamo per dare tutto il supporto perchè chi ha diritto a protestare lo faccia pacificamente, nel rispetto delle leggi. Ma non consentiremo che le nostre città vengano messe a fuoco", ha dichiarato al termine Alfano, che poi ha annunciato che riferirà presto in Parlamento sulla vicenda. Intanto Silvio Berlusconi chiede al governo di convocare subito gli autotrasportatori.


Abbiamo chiesto rinforzi per monitorare la situazione e migliorare la prevenzione nella normale attività di ordine pubblico", ha detto il prefetto di Torino, Paola Basilone, al termine del comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico nel capoluogo piemontese. Già nelle prossime ore sono in arrivo rinforzi da altre regioni italiane. Per i disordini durante le manifestazioni a Torino otto manifestanti sono stati denunciati: quattro per interruzione di pubblico servizio e altri quattro per violenza privata.


In serata proteste nel Nord Barese: sotto assedio dei manifestanti la zona industriale di Molfetta; tra Trani e Barletta centri commerciali chiusi. In mattinata disagi e blocchi nelle stazioni di Imperia e Cerignola (Foggia). E l'associazione Trasportounito ha minacciato di portare la protesta verso Roma, in occasione del voto di fiducia al governo, mercoledì 11 dicembre; situazione tesa nella quale interviene Beppe Grillo, che ha chiesto ai vertici delle forze dell'ordine di non proteggere più i politici.


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12/12/2013 09:13
 
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I forconi rilanciano “Marcia su Roma”




«A Roma. A Roma. E non preoccupatevi che il Pendolino rosso ve lo paghiamo noi». La «linea» al variopinto, confuso, incazzato popolo dei Forconi arriva, finalmente, alle 7 del pomeriggio. La porta Danilo Calvani, cinquantunenne di Latina, uno dei leader del movimento «9 dicembre», arrivato in Jaguar, uno sfoggio di lusso che non è piaciuto, tanto che l’allusivo hashtag #forcojoni già impazza su Twitter. Dicevamo della «linea». Di fronte ai circa 3-400 irriducibili ritrovatisi in piazza Castello e dopo una giornata di ordinario caos qua e là per la città e in numerosi centri del Torinese, il pittoresco Calvani ha annunciato che la protesta dei forconi scende e si concentra a Roma: «Portate pazienza un giorno, forse due, e vi diremo la data. Intanto, domattina (oggi, ndr) togliete il blocco ai mercati, aprite che abbiamo bisogno di lavorare».



A Roma dunque, dove ieri i forconi si sono fatti vivi davanti a Montecitorio e dove, la prossima settimana, è annunciata una manifestazione del movimento. Nella Capitale perché il governatore Cota, quello delle mutande verdi, sarà anche «un ladrone» come hanno urlato per tre giorni verso le finestre della giunta regionale, ma i veri «ladri, quelli che oggi hanno votato la fiducia, ma quale fiducia?, al governo Letta, stanno a Roma e se ne devono andare». Finita, dunque, per Torino? Mah. Intanto un «presidio permanente» dovrebbe rimanere in centro. Quello che è certo è che il giro di vite - «Era ora» direbbe il sindaco Fassino - impresso da forze di polizia e magistratura che, giusto ieri, ha infilato nel «fascicolo K» i nomi e i volti di almeno una cinquantina di manifestanti contro i quali scaricare accuse che vanno da devastazione a istigazione a delinquere, resistenza e violenza privata, e senza dimenticare i 6 già finiti in manette, qualche risultato l’ha ottenuto. Come un sol uomo, dal Brennero a Trapani, i leader del movimento si sono sgolati a scindere la purezza della loro lotta, la «rivolta del popolo che non vuole più sentire parlare di partiti e sindacati», dalle violenze, ovviamente compiute da «infiltrati». «Purtroppo la nostra sigla viene associata a gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c’entriamo nulla. Ci dissociamo a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese», diceva dalla Sicilia l’altro leader del movimento Mariano Ferro. Sarà.



A Torino, a essere sinceri, gli unici «infiltrati» evidenti erano i boss del centro sociale Askatasuna - avete presente la guerriglia No Tav? Ecco, quelli - che in gruppo guatavano gli ultras e le loro gesta, ma che a un certo punto se ne sono andati sconfortati dall’impossibile missione di convertire alla causa ragazzotti che, a un certo punto, hanno intonato «tutti a casa olè, tutti a casa olè» ma sfottevano la Juve battuta dal Galatasaray. E l’ardire degli antagonisti è stato punito: un torinese, seccato, ha lanciato due bottiglie d’acqua (di plastica) dalla finestra di casa sul corteo e indovinate un po’ chi ha beccato? Il tema «infiltrati», o meglio «violenti organizzati e prezzolati», è sostenuto anche e soprattutto a sinistra. Lo sostiene Curto di Sel, l’ex sindaco Novelli che ora guida ii partigiani dell’Anpi i quali domattina faranno un presidio davanti al Municipio. Una manifestazione uguale a quella di ieri sera, che ha portato sempre davanti a Palazzo Civico, l’«altra» Torino: sindacati, organizzazioni di categoria, partiti di ogni colore e ancora ex partigiani furibondi per quanto veniva lasciato accadere in città: «Studenti e No Tav sarebbero già stati manganellati». E sabato si replica con la manifestazione sindacale contro la Finanziaria che può ben accogliere anche la protesta contro i forconi.

www.lastampa.it/2013/12/12/italia/cronache/i-forconi-rilanciano-marcia-su-roma-la-procura-indaga-yL7q8rATLynvNqTbVrecrJ/pag...


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13/12/2013 07:32
 
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Forconi a Ventimiglia, sbloccati gli accessi. Minacce di morte a leader Cna



Il ministro dell'Interno: "Siamo a rischio ribellismo. Governo dalla parte dei cittadini, non trascureremo segnali di inquietudine". Cinque arresti e più di 50 denunciati nel corso delle proteste di questi giorni. Letta: "Sono attacchi alla rappresentanza"

ROMA - "Una deriva ribellistica genericamente indirizzata contro istituzioni nazionali ed europee a cui non farebbero mancare proprio sostegno le organizzazioni antagoniste". Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, intervenendo alla Camera, ha definito così il rischio che deriva dalle proteste del movimento dei forconi, in corso da quattro giorni. Il governo "non intende trascurare segnali di inquietudine" ha detto Alfano, aggiungendo che l'esecutivo e le forze dell'ordine sono dalla parte dei cittadini onesti: "Fatta eccezioni per le criticità a Torino, Genova e in misura minore a Milano, la maggior parte delle iniziative si è svolta in maniera sostanzialmente pacifica. C'è stato però un fronte violento che ha violato l'ordinamento del nostro paese. Comprendiamo il disagio sociale, ma al tempo stesso non abbiamo alcuna esitazione nel dire che come si difende la libertà di manifestare, noi dobbiamo difendere la libertà dei cittadini di vivere in sicurezza e dei commercianti di aprire le proprie saracinesche".

Alfano ha commentato anche le polemiche che avevano avuto luogo dopo che alcuni poliziotti si erano tolti il casco di fronte ai manifestanti: "Il gesto di alcuni agenti è stato strumentalizzato e leggerlo come un gesto di sostegno alla protesta è arbitrario e irrispettoso verso gli stessi agenti. Il casco è stato tolto quando ormai era scemata la tensione". Il ministro ha fatto anche il punto sulle conseguenze delle proteste di questi giorni: "Sono stati feriti 14 operatori di polizia e danneggiate tre autovetture di servizio, ma sono state arrestate anche cinque persone e 55 denunce per saccheggio e interruzione di pubblico servizio".

L'allarme lanciato dal ministro dell'Interno è stato ripreso anche da Arturo Esposito, direttore dell'Aisi, l'agenzia informazioni e sicurezza interna dei Servizi segreti italiani: "Quello dei forconi è un movimento senza una regia unica e che presenta una preoccupante saldatura tra soggetti diversi animati dai sentimenti di contrapposizione nei confronti dello Stato e delle istituzioni". In un'audizione al Copasir, Esposito ha assicurato che l'Intelligence "manterrà un elevato livello di attenzione".

La lettera di minacce. Cinzia Franchini, presidentessa di Cna Fita, l'associazione che rappresenta più del 30% degli autotrasportatori italiani e che aveva preso le distanze dalle proteste, ha ricevuto una lettera con minacce esplicite di morte. La firma recita: "Viva la mafia, viva i forconi". Franchini aveva già ricevuto un'altra intimidazione venerdì scorso: "Sono molto preoccupata, il tono del volantino è molto, molto violento. Mi aspetto una presa di posizione pubblica del movimento dei forconi e di Ferro in primo luogo".

Il blocco alla frontiera. I forconi intanto, puntano alle frontiere. Nel quarto giorno di proteste un gruppo di manifestanti sono tornati a bloccare le vie d'accesso a Francia e Piemonte. Gli autori della protesta hanno montato due tende all'accesso del ponte sul fiume Roja, che porta oltralpe. Bloccato anche il cavalcavia di Roverino che conduce alla statale 20, che porta in Francia e in Piemonte, e all'autostrada A10, altra via per raggiungere il territorio francese. Al momento, l'unico modo che rimane per recarsi in Francia è la ferrovia oppure è necessario imboccare l'Autostrada dei Fiori da Bordighera o ancora dai caselli precedenti, viaggiando a ritroso verso Genova.

Letta: "Principio di democrazia". Questa mattina il primo blocco alla frontiera francese a Ventimiglia, quando i manifestanti hanno messo di traverso alcune auto lungo la statale Aurelia. Un presidio che è stato poi sgomberato dalla polizia con il lancio di lacrimogeni. I manifestanti sono stati tutti identificati e denunciati. Poi in serata la protesta si è ridimensionata ed è rimasto un solo blocco. Il presidente del consiglio, Enrico Letta, dopo le dichiarazioni di ieri ("sono una minoranza che non rappresenta il Paese"), ha definito "attacchi alla rappresentanza" le proteste del movimento: "Esiste un principio di democrazia elementare, le istituzioni trattano e discutono con i legittimi rappresentanti e se si raggiungono accordi allora bisogna rispettarli". Il premier fa riferimento all'intesa con le associazioni che rappresentano l'autotrasporto, condivisa dal 95% delle sigle. Prima della fiducia di ieri a Letta, il movimento aveva minacciato "un'azione eclatante" in caso di conferma al governo. Una manifestazione nazionale a Roma per "riprenderci lo Stato", di cui si saprà la data con certezza entro domani. La piattaforma di adesioni alle proteste si è allargata a macchia d'olio rispetto all'origine del movimento, nato in Sicilia nel gennaio 2012 e formato da autotrasportatori. In questi tre giorni a protestare nelle strade sono stati visti anche venditori ambulanti, precari, studenti, disoccupati, immigrati e persino ultras delle curve calcistiche ed estremisti di destra.

Le reazioni. Una protesta che suscita reazioni da più parti. "Taglieremo un miliardo di spese inutili per la politica, questa è la risposta del Pd ai forconi", ha detto la neo componente della segreteria del Pd, Debora Serracchiani, che precisa come dietro alla protesta ci sia "una regia politica, insieme a molti cittadini esasperati". Il segretario del Pd, Matteo Renzi, si è augurato che "si limitino a manifestare in modo civile". Il sindaco di Firenze ha diviso poi gli incidenti di Milano ("molto da ultrà da stadio") con la vicenda di Torino: "Decisamente peggiore, va capito che tipo di messaggio c'è". Una delle immagini che ha fatto più discutere è stato l'arrivo di Calvani, a bordo di una Jaguar. Il leader si è difeso: "Non è mia, è di un amico", ma non è bastato a fermare le polemiche. Renzi ha commentato l'immagine: "Beh, però, per essere un forcone...". "Non ho mai visto un leader di una protesta che va via in Jaguar...", ha aggiunto Renzi. L'automobile, secondo uno scoop di Vanity Fair, sarebbe pignorata.

Forza Italia e Lega Nord sono i partiti che più cercano di avvicinarsi al movimento. Il segretario leghista, Matteo Salvini, ha lanciato una "marcia su Roma e Bruxelles": "Visti gli atti di questo governo, da domani i forconi li impugneranno, marciando su Roma e Bruxelles, i nostri sindaci e amministratori, perché la legge di stabilità sta ammazzando la loro autonomia". Anche Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Fi, ha definito il fenomeno come "l'espressione di un malessere" a livello nazionale: "Questi fenomeni vanno capiti e ascoltati. Non è possibile che le proteste della Cgil vadano sempre bene e le proteste di soggetti ancora poco conosciuti vadano sempre male". Il capogruppo alla Camera di Ncd, Enrico Costa, se la prende con chi sta cercando "di legittimare certi comportamenti e usare disordini sociali per tentare la spallata al governo".

Le critiche di M5S. Un attacco personale contro uno dei leader del movimento, Danilo Calvani, è arrivato da Vittorio Bertola (M5S), consigliere comunale di Torino e rilanciato sul blog di Beppe Grillo: "Il suo tono retorico e minaccioso ha avuto dei tratti preoccupanti, diverso da quello dei cittadini che erano intervenuti prima. Invito i manifestanti a non andare a Roma a manifestare con un treno gratis senza sapere esattamente cosa si vuol fare". Contro la deriva violenta si è schierato anche Vito Crimi (M5S): "Non condivido le espressioni violente perchè noi siamo l'espressione culturale di una protesta non violenta e democratica, però sono cittadini che vanno ascoltati".

La cronaca. La giornata è stata carica di tensione. A Torino si sono registrate tensioni tra il corteo di studenti e le forze dell'ordine. Un gruppo di manifestanti ha tentato di forzare il cordone di polizia che impediva loro di dirigersi verso la stazione ferroviaria di Porta Susa. Otto giovani sono stati fermati. Apparterrebbero tutti all'area antagonista. Nel frattempo la Procura ha chiesto la custodia cautelare in carcere per cinque persone, arrestate in questi giorni in città per i presidi. La polizia ha identificato altre 53 persone coinvolte in due blocchi. Nove giovani tra i 18 e i 22 anni sono stati denunciati dalla polizia per le tensioni avvenute oggi a Torino nel corso di un corteo di studenti aderenti alla protesta dei forconi.

Sette manifestanti sono stati denunciati a Barletta per violenza privata per aver intimato ad alcuni venditori ambulanti di non aprire le bancarelle. A Palermo la manifestazione si è spostata davanti alla sede della Serit, l'agenzia di riscossione dei tributi siciliana. Come forma di protesta contro le cartelle esattoriali, i dimostranti hanno esposto delle mutande. Un corteo di circa 150 persone ha attraversato il centro storico di Firenze. Alla guida del corteo c'era un gruppo di persone con uno striscione tricolore con la scritta "Oggi più che mai questa è una bandiera rivoluzionaria". Nessun simbolo di partito e tanti tricolori e slogan contro Renzi, Letta e Alfano. "Abbassate le saracinesche in segno di solidarietà". Questo l'invito ai negozianti fatto dai manifestanti, che, dopo tre giorni e tre notti di presidio con mezzi pesanti della statale 16 e della provinciale 231, hanno manifestato per le vie del centro di Bari.

A Milano la protesta ha bloccato la tangenziale ovest di Milano, tanto che la polizia stradale ha dovuto chiudere l'uscita della Fiera di Rho-Pero, in virtù di un corteo al quale si sono aggiunti anche 500 studenti. La protesta è arrivata anche a Bolzano con un centinaio di persone, soprattutto giovani, che in serata ha manifestato davanti alla sede Rai.


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13/12/2013 07:37
 
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Ma sta cricca di C R I M I N A L I che ci governa che cosa si aspettava?
Dopo tutte le malefatte, i furti a noi lavoratori non solo economici ma anche della "dignità" volevano un tappeto rosso e petali di rose?

La sofferenza di vivere in questo paese defraudato di tutto inizia a sentiesi. Ora cari CRIMINALI prendetevi le vostre responsabilità.


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16/12/2013 11:34
 
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Forconi, la protesta non si ferma. Presidi in Veneto, rallentamenti e code






Sit in vicino Padova e Vicenza. Nella capitale una settantina di militanti di Casapound si sono riuniti questa mattina davanti al Tribunale di Roma, a piazzale Clodio, per chiedere la scarcerazione del vicepresidente Simone Di Stefano

VENEZIA - Rallentamenti ai caselli autostradali e code lungo alcune strade locali sono segnalati dalla polizia stradale per le manifestazioni e i presidi organizzati in Veneto dal cosiddetto 'popolo dei forconi'. Una coda di due chilometri si è formata lungo la strada regione 53 nella zona industriale di Cittadella (Padova), mentre a Campedello è chiusa la tangenziale sud di Vicenza. Rallentamenti si registrano ai caselli di Montecchio, Montebello e Conegliano.

Mentre il movimento dei Forconi si è spaccato per il timore di violenze alla manifestazione di mercoledì a Roma, in alcune città la protesta non si è fermata. I siciliani di Mariano Ferro e i veneti di Lucio Chiavegato non parteciperanno alla manifestazione, per timore di violenze. In piazza andranno solo i laziali di Danilo Calvani. Gli altri manifesteranno "forse prima di sabato", ma intanto restano aperti alla trattativa: "Voglio sedermi col governo - ha detto Ferro - poi si decide".

Non andranno nella capitale i siciliani di Ferro e i veneti di Chiavegato. Mentre con lo slogan 'Mandiamo a casa i parassiti' anche da Genova sono attesi manifestanti contro l'attuale classe politica organizzata per mercoledì a Roma. Il concentramento è fissato alla stazione di piazza Principe alle 23 di domani. "Si ricorda - scrivono gli organizzatori - che si tratta di una manifestazione pacifica. No alla violenza e no alla politica".

Nella capitale una settantina di militanti di Casapound si sono riuniti questa mattina davanti al Tribunale di Roma, a piazzale Clodio, per chiedere la scarcerazione del vicepresidente Simone Di Stefano, condannato a tre mesi di reclusione per il furto della bandiera dell'Ue. Il giudice ha convalidato l'arresto disponendo la scarcerazione del vicepresidente di Casapound e l'obbligo di firma bisettimanale.

Questa mattina è stato chiuso il presidio di Aosta. I promotori del coordinamento 9 dicembre hanno deciso di sospendere il volantinaggio sulla strada di accesso alla città, riservandosi di individuare nei prossimi giorni un diversa collocazione dell'attività di protesta. Prosegue invece anche oggi la protesta a Verres, nella bassa Valle d'Aosta, dove, all'uscita dell'autostrada A5, è stato allestito un gazebo. E' prevista per domani sera una riunione organizzativa.


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18/12/2013 15:23
 
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La protesta dei «Forconi» arriva a Roma




Al via la manifestazione in piazza del Popolo. Corteo di Casapound.
Riunito il comitato per la sicurezza. Allerta massima tra forze dell’ordine


Una città blindata. A Roma è il giono della manifestazione nazionale dei Forconi. Danilo Calvani, uno dei leader della protesta, al suo arrivo è stato accolto da un’ovazione dei partecipanti. Alcuni di questi, dopo aver intercettato un ragazzo con indosso un passamontagna, gli hanno chiesto di togliere l’indumento e manifestare a volto scoperto. La stessa scena è stata ripetuta più volte dai fedeli di Calvani sempre a piazza del Popolo. Nella notte momenti di tensione anche alla stazione di Pisa centrale, quando una quarantina di persone, provenienti dalla Versilia e dirette a Roma per la manifestazione ha tentato di prendere un treno senza pagare il biglietto. Sempre questo pomeriggio, invece, è partita dalla sede di via Napoleone III a Roma la passeggiata di Casapound verso piazza del Popolo, dove alle 16 inizierà il sit in dei Forconi. Massima la vigilanza delle forze dell’ordine.


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19/12/2013 09:13
 
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La manifestazione dei "Forconi" a Roma, pochi e arrabbiati in piazza



"Non molliamo", dicono i manifestanti arringati dal leader Danilo Calvani. Con loro anche i militanti di Casapound


22:40 - Doveva essere "un'invasione di manifestanti a Roma". Ma il sit-in a piazza del Popolo a Roma dell'ala dissidente dei Forconi e del coordinamento 9 dicembre, i "falchi" del movimento, ha portato in strada solo poche migliaia di persone. Numeri al di sotto delle aspettative, dati ufficiosi di tremila, ma parole d'ordine aggressive anche contro il presidente Napolitano. Gli unici applausi della folla sono stati per Papa Francesco.

La protesta - ha annunciato il leader Danilo Calvani - proseguirà anche nelle prossime settimane. Sulla loro mobilitazione è intervenuto anche il premier Letta, il quale ha definito "esagerato" il giudizio del presidente di Confindustria Squinzi sui Forconi, che aveva detto "ampiamente giustificata" la protesta. Il cardinale Angelo Bagnasco, dal canto suo, ha esortato la politica ad "ascoltare il grido di dolore della piazza, un disagio reale".

Anche se con toni duri, è così prevalsa la linea pacifica dei manifestanti, tra cui agricoltori, precari, disoccupati autotrasportatori e piccoli imprenditori venuti da diverse parti d'Italia. Tra centinaia di bandiere tricolore e canti dell'inno nazionale, si sono succeduti decine di interventi da un camioncino, sul quale facevano capolino anche qualche storico militante della destra romana con tanto di basco e spilla con croce celtica.

Ad infiammare la folla è stato Danilo Calvani. La protesta è stata pacifica ed al sit-in ha partecipato, accolto tra gli applausi, anche il movimento di estrema destra di Casapound, portando solo la bandiera italiana e capeggiato dal vice presidente Simone di Stefano, arrestato qualche giorno fa per aver rubato la bandiera dell'Unione Europea. Al sit-in le parole d'ordine di tutti sono state: "Tutti a casa" e "protesta ad oltranza fin quando questa classe dirigente non andrà via".

"I veri infiltrati sono Letta, Alfano, Napolitano", ha detto Calvani dal palco. I manifestanti hanno rivolto fischi quando sono stati scanditi i nomi dei politici. "Gli italiani non vogliono rinunciare alla loro sovranità, vogliono rinunciare a un presidente come lei", ha poi aggiunto Calvani, rivolgendosi al presidente della Repubblica.

Tra i cori più gettonati, invece, "Papa Francesco uno di noi". Ma i manifestanti non hanno riempito neppure metà della piazza. "Casualmente molti treni che dovevano arrivare qui hanno avuto ritardi per dei guasti", ha commentato Calvani. Ma per gli esponenti del Movimento 9 dicembre "non è stato un flop".

Alcuni hanno azzardato cifre attorno ai 10mila. A qualche chilometro si è svolto invece il corteo dei movimenti per il diritto all'abitare, soddisfatto di aver portato in strada "numeri più alti rispetto a quelli in piazza del Popolo". "Quella dei Forconi è una piazza fascista ed è quanto di più lontano e contrapposto a noi, che siamo circa cinquemila", hanno spiegato gli esponenti dei movimenti al corteo "anti-Forconi", che ha celebrato anche la Giornata internazionale dei Migranti.


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Forconi, Calvani a Napolitano: ''Non vogliamo un Presidente come lei''

Queste le parole di Danilo Calvani, leader del coordinamento 9 dicembre, durante il suo discorso a Piazza del Popolo, rivolgendosi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano


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20/12/2013 09:11
 
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I forconi non si arrendono: domenica davanti al Papa



È inutile, in questo strano e pazzo Paese non si è capaci neppure di fare la rivoluzione. Troppo diversi per non dividersi. Troppo egocentrici per non litigare.

E chi temeva, o sperava, di vedere in tv le stesse scene del luglio scorso in piazza Tahrir al Cairo, quando un colpo di stato militar-popolare mise agli arresti il presidente Morsi, ha visto solo un bel film. I forconi sono rimasti inforcati.
Il giorno dopo il fallimento della manifestazione di Piazza del Popolo a Roma è rimasta solo la spazzatura da portar via. E tanta delusione. È deluso Augusto Zaccardelli (Movimento autonomo autotrasportatori) che si è guardato bene dall'andare in piazza a fianco di Danilo Calvani and friends (Movimento 9 dicembre), che sperava di mandare tutti a casa in 24 ore, e che invece è stato l'unico a levare le tende. «Un po' di delusione c'è ma si sapeva che sarebbe finita così. Non puoi pensare di portare in piazza persone che sono state fino a ieri ai caselli, in mezzo a quelli della destra estrema. La manifestazione andava bene ma Calvani ha commesso un errore e ne ha fatto una cosa troppo personale. Proverò a chiamarlo domani (oggi, ndr)». Invece delle quindicimila teste previste, se ne sono viste a mala pena tremila. «Il flop lo vedono solo i giornalisti - ulula Calvani, agricoltore di Latina, quello della Jaguar - i veri infiltrati sono Letta, Alfano, Napolitano», dice riferendosi a chi gli ha contestato di aver accolto a braccia aperte membri di Forza Nuova e CasaPound. «Sono anche loro il popolo». Ma quell'altro popolo non c'è stato ed è rimasto a casa. «Noi però siamo ancora qui. Andremo avanti e ci faremo sentire, questo è solo l'inizio. I margini per andare avanti ci sono, ci dobbiamo rivedere e decidere cosa fare. Intanto domenica ci raduneremo davanti al Papa per l'Angelus. Chi vuole rientrare con noi può farlo ma deve avere la modestia di sentire tutti quanti». E ogni riferimento a Calvani and friends è puramente voluto. Non vogliono sentir parlare di marcia indietro. «Per carità, semmai marcia avanti e barra dritta. Bisogna mettere il punto alla fine della frase e raggiungere lo scopo: discutere col governo».
Il tempo di riorganizzare i ranghi e di sferrare il prossimo attacco al Palazzo. I presidi continueranno ad oltranza fino a Natale e prima di Capodanno è prevista una nuova bordata.
Fa eco a Zaccardelli il capo dei capi Mariano Ferro (Popolo dei Forconi), primo vero leader della protesta iniziata undici giorni fa a Torino, che se n'è rimasto buono buono nella sua Sicilia (anche se ieri era a Roma) gustandosi al tg la figuraccia dell'ex compagno Calvani che ha pure bucato la convocazione dei giudici di Torino come persona informata dei fatti perché «non ho i soldi per il viaggio». «Quelli di Piazza del Popolo non erano forconi. Qualcuno si è messo in testa di fare la rivoluzione da solo. Avevamo detto no all'apertura a frange estreme, non volevamo unirci ad alcuna sigla, figuriamoci con Casa Pound. Calvani si è tirato fuori. Il messaggio sbagliato è stato quello di aver voluto mettere insieme organizzazioni di partito e gente che lavorano. Spero però che si capisca che a darsi la zappa sui piedi è stato lui, non tutto il movimento».
È vero, il mercoledì da Forconi ha ridimensionato tutta la fatica di dieci giorni di «tutti a casaaaa». Ma a parte i deliri dell'ex concorrente all'Isola dei Famosi Davide Fabbri (quello che tirò le banane alla Kyenge), leaderino del movimento, gli altri non hanno perso energia. «Non ci fermeremo e non molleremo la presa, potete stare tranquilli - rassicura Ferro - o questa volta si risolve o che Dio ci salvi. Faremo il punto per programmare il dopo Capodanno, poi il 7 gennaio torneremo. Tutto quello che è accaduto non finirà nel nulla. Non siamo stati al freddo per giorni e fatto tutto questo can can per finire in tv, ma per avere risposte e suonare l'allarme. La mia preoccupazione è che il governo pensi che tutto si riduca a tremila persone. Ma sono tre milioni quelli che non ce la fanno più in Italia». «Domenica porteremo questo messaggio a Papa Francesco, che è uno di noi», sussurra con un filo di voce la vera star dei forconi Lucio Chiavegato (Life). Fanno quasi tenerezza.


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29/12/2013 20:29
 
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Coordinamento 9 dicembre: “Ultimatum al Governo entro il 9 gennaio, poi grosse operazioni”.



“Ve ne andate o non ve ne andate? Noi vi diamo l’ultimatum”: queste le parole di Danilo Calvani, portavoce del Coordinamento 9 dicembre dopo la riunione nazionale a cui hanno partecipato oltre 107 coordinatori locali di cui 20 rappresentati per delega.
LATINA 28 DICEMBRE – Alla riunione nazionale dei presidi locali del Coordinamento 9 Dicembre hanno partecipato oltre un centinaio di coordinatori locali di cui 20 rappresentati per delega. L’Assemblea ha affrontato dibattiti in merito alla situazione degli italiani e delle varie categorie. Dalla riunione è emerso che i presidi, non solo continueranno ad oltranza nonostante il freddo e il gelo, ma scenderanno nuovamente in piazza e stavolta l’obiettivo sarà preciso: “il Parlamento è abusivo e deve dimettersi!”. La data dell’ultimatum è il 9 gennaio, se il parlamento non dovesse presentare dimissioni in massa, il coordinamento prevede mobilitazioni in tutta Italia per il 10 gennaio e una grande manifestazione è prevista per il 18 gennaio, i dettagli saranno resi noti alla stampa nei prossimi giorni.
Il 9 gennaio è il termine utile in cui il parlamento potrà informare il popolo italiano e il Coordinamento 9 dicembre sulla data in cui sgombererà le aule parlamentari e i Palazzi del potere occupati abusivamente grazie a una legge elettorale bocciata dalla Corte Costituzionale. E’ su questo che i 107 coordinatori locali hanno discusso a Pontinia delineando tempi e modalità delle prossime proteste.
«Noi dobbiamo uscire dalla crisi, lo dobbiamo alla vita dei nostri italiani anche loro massacrati e strozzati da una politica scellerata, dall’austerità, dalle tasse indiscriminate. Questo disegno prevede l’uccisione del piccolo commerciante a vantaggio delle grosse compagnie – dice Danilo Calvani che prosegue – questo per nessun popolo è ammissibile, perché ogni uomo ha la sua dignità e noi Italiani siamo dei maestri nell’artigianato. Nonostante ciò non abbiamo una legge che difenda il Made in Italy al 100%, c’è chi ha venduto la nostra conoscenza all’estero e dorme tranquillo. Eppure queste decisioni in campo politico ed economico coinvolgono non solo i commercianti, ma anche gli operai, gli imprenditori, le fabbriche influendo sui bilanci dello Stato che pesano anche sui dipendenti statali. Tutto il popolo è coinvolto in questa grande battaglia che stiamo organizzando. Il governo se ne frega di noi, non si accorge che siamo sull’orlo del baratro. Ci impoveriremo sempre di più, ci sono sempre più famiglie che vanno alla Caritas o in chiesa per chiedere aiuto. Nel Coordinamento 9 dicembre si sono uniti piccoli commercianti, imprenditori, artigiani, disoccupati, studenti, rappresentanti delle categorie. Non esistono e non devono esistere bandiere di ogni partito perché noi combattiamo tutti coloro che, occupando in modo abusivo i palazzi del potere, hanno legiferato privilegiando le banche e le multinazionali. Noi combattiamo contro quelli che ci hanno condannato a morte!».
Già durante le festività natalizie Danilo Calvani aveva annunciato un ritorno in piazza in nome di coloro che hanno vissuto il Natale coi crampi allo stomaco o coloro che sono vessati dalle cartelle esattoriali e dagli interessi troppo elevati.
Ma oggi le parole del portavoce del Coordinamento usa parole molto più forti per lanciare l’Ultimatum: «Ci hanno ucciso, ci hanno massacrato! Noi non tratteremo con nessuno. MAI! Che il governo se lo metta in testa! Dobbiamo rendere conto solo al popolo. E’ il popolo che deve decidere le proprie sorti. Il 15 Gennaio diventerà effettiva la sentenza della Corte Costituzionale che delegittimerà il Parlamento e i trattati internazionali stilati fino ad oggi. Si dovrà tornare alle elezioni e riparare i loro danni. Come? Col popolo! Solo il popolo dovrà decidere democraticamente visto che i suoi rappresentanti abusivi non sono né degni, né capaci! Noi vogliamo che il Governo si alzi da quelle poltrone e, con molta dignità, si dimetta assieme a tutto il Parlamento. Questo è un ultimatum! Se ne devono andare tutti, sono stati eletti con una legge giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale ed è su quella base che hanno legiferato. Il golpe bianco lo hanno fatto loro, tutti quei parlamentari che si sono avvicendati nei palazzi del potere. Dopo aver occupato abusivamente il Parlamento hanno legiferato massacrando tutto il popolo italiano. I governi degli ultimi anni portano sulla coscienza decine e decine di suicidi! Se ne devono andare entro il 9 gennaio! Oltre quella data il Coordinamento prevede grosse operazioni in tutta Italia».
Danilo Calvani lancia un messaggio anche al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Presidente, si ricordi che noi cittadini amiamo le nostre istituzioni perché sono quelle che possono garantirci una pacifica esistenza, ma le amiamo al punto da pretendere che siano sgomberate da coloro che le hanno occupate abusivamente a danno del popolo. Tutti devono andarsene, nessuna eccezione! Qui l’Italia è da rifare!».
Il messaggio al Parlamento è forte e chiaro e proviene da tutti i coordinatori locali che hanno partecipato all’Assemblea nazionale: «Ve ne andate o non ve ne andate? L’ultimatum è il 9 gennaio. Solo entro quella data avrete la libertà di decidere le modalità con cui abbandonare ciò che occupate abusivamente. Avete 12 giorni di tempo a partire da oggi. Se non lo farete, oltre il 9 Gennaio ci saranno grosse operazioni».


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