È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 
Nuova Chat Room con accesso anche ai non iscritti!!::::::: Nuova Chat puedes entrar tambien no estas registrado!! --NELLA SEZIONE BENVENUTO--
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Un irlandese a Cuba

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2014 14:32
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.118
Sesso: Maschile
26/03/2014 14:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Racconto tratto dal web
Raccontare 20 giorni passati in giro per Cuba no es facil, come spesso usano dire gli stessi cubani nei vari contesti della vita di ogni giorno. Il buon Gillo ed il sottoscritto avevamo l'isola nel mirino già da tempo, una terra tanto decantata e allo stesso tempo bistrattata, tanto particolare, sicuramente chiacchierata.


Prenotiamo dall'Italia solo lo stretto necessario, ovvero l'aereo (che previdenti), l'alloggio per le prime due notti a La Habana (arrivando la sera è cosa buona e giusta) e una macchina per 10 giorni (con presa a Camagüey). Da buoni viaggiatori fai da te, da sempre insofferenti a sostare nella stessa località per troppo tempo, buttiamo giù un itinerario rigorosamente di massima che evita accuratamente tutte le località balneari più rinomate e all-inclusive (Varadero in testa) alla scoperta itinerante della vera Cuba.

Ci poniamo una sola mission: raggiungere Puerto Padre, un posto nella regione di Las Tunas, dove Gillo ha amici conosciuti da una sua piccola precedente esperienza cubana in febbraio di una settimana (io totalmente vergine dell'Isola) e quindi puntiamo decisamente verso l'oriente, tralasciando fin dalla partenza la parte ad ovest de La Habana (Pinar del Rio, Viñales) che ci dicono essere bella, ma bisogna fare delle scelte.
Mi armo della Guida Routard gentilmente concessami dal grande GD, dei suoi consigli e delle dritte anche di qualche altro amico e forumista come lui non nuovo a Cuba (grazie Sfolli , RRunner3 e Alsiotto) e aspettiamo ansiosi il giorno della partenza. Tutto sembra pronto, e se qualcosa non lo è, come al solito, lo scopriremo una volta arrivati.


7 agosto - La Habana

un-irlandese-a-cuba-2Il 7 agosto si parte da Malpensa, volo Iberia con scalo a Madrid.
Un piccolo (e consueto) ritardo a Malpensa ci costringe a una corsetta per il re-imbarco a Madrid. Nella tratta Milano-Madrid scopriamo che cibi precotti e surgelati, vettovaglie e bevande varie non sono gentilmente comprese nel prezzo del biglietto aereo ma sono a pagamento (panino e coca quasi 10 euro!).

Durante la tratta Madrid-La Habana faccio conoscenza con la mia vicina di sedile, una giovane mamma cubana con figlioletto al seguito; le parlo un po' del nostro itinerario e quando le dico che prenderemo l'auto a Camagüey, mi dice che lei vive proprio lì e mi avvisa di fare molta attenzione allo stato della vettura al momento della presa. Che sia un segno premonitore? Le raccomandazioni si riveleranno fondate, purtroppo. Mi lascia anche il suo numero di telefono, nel caso proprio avessimo bisogno. So che probabilmente non accadrà, ma apprezzo il gesto che subito, ancor prima di arrivare, mi fa entrare in sintonia con lo spirito cubano.

Finalmente atterriamo all'Aeropuerto Josè Martì de La Habana! I soliti tempi burocratici per lo sbarco, i controlli, il recupero bagagli, il cambio degli euro in valuta locale (e l'affissione di un adesivo di Zingarate dei bagni ) e finalmente siamo fuori! Dopo aver gentilmente rifiutato un taxi-CAB tutto per noi alla modica cifra di 25CUC (praticamente l'equivalente di 25$), ne troviamo un altro riuscendo a dividerlo con altri due spagnoli di Madrid, i quali, durante il tragitto, conducono pressoché immediatamente (con cognizione di causa) il discorso su un singolare confronto Italia-Spagna/Rocco Siffredi-Nacho Vidal (i più esperti pornofili intenderanno), coinvolgendo tra l'altro anche l'ignaro autista.

Raggiungiamo il nostro alloggio in una casa particular (case di proprietà ufficialmente autorizzate anche all'alloggio di turisti) in zona Miramar/Playa, un po' fuori dalla zona centrale, area residenziale (termine da prendere con le pinze) sede tra l'altro di molte ambasciate, tra cui quella italiana. La Habana è divisa in diversi barrios (quartieri), i cui principali, o quantomeno i più conosciuti e visitati, sono Miramar, per l'appunto, il Vedado, il Nuevo Vedado, Centro Habana e La Habana Vieja (anche Buena Vista è conosciuto grazie a un celebre film di Wim Wenders). Ognuno di questi è diverso dall'altro e merita indubbiamente una visita, anche solo camminando per le sue calles (strade).

Il dueño (proprietario) ci accoglie con tutti i crismi, ci accompagna alle nostre stanze e subito ci tiene a precisare (più di una volta e come fosse la cosa più normale di questo mondo) come sia possibile portare in camera una sola ragazza alla volta e maggiorenne! Fulmineo e spontaneo scatta lo scambio di sguardi estrefatti (il primo di una lunga serie) tra me e Gillo che ci apre inquietanti interrogativi circa il nostro aspetto e l'immagine che diamo di noi stessi in primis e sugli usi e costumi del paese in cui siamo arrivati poi. Ci limitiamo a rispondere Està bien, no se preocupe.

Forse, vedendoci ancora perplessi, ci estrinseca meglio il concetto, spiegandoci come funziona da quelle parti in materia di ragazze e mettendoci in guardia sui possibili inconvenienti che potrebbero implicare... avvertenze che noi prenderemo come oro colato per tutta la durata del nostro viaggio. Visto l'orario locale (mezzanotte ormai) decidiamo di andare a letto senza concederci, anche su consiglio del dueño, una passeggiata tra le vie rigorosamente prive di illuminazione del barrio. In Italia sono solo le 18.00, ma ci abitueremo presto al nuovo orario.

Il giorno dopo prendiamo confidenza a fatica col sistema stradale cittadino: molte strade (soprattutto di Miramar e Vedado) non hanno un nome ma vengono indicate con un numero e per localizzare un posto vengono sempre indicate oltre alla via e il numero anche le due altre vie entro le quali si trova … sì insomma è anche più difficile spiegarlo che capirlo... forse.

Fate conto che in alcune altre città le vie hanno anche due nomi, uno vecchio e uno più recente, con le conseguenze che potete immaginare. Ci rechiamo alla succursale della Viazùl, compagnia di Bus locale con la quale abbiamo deciso di percorrere le prime due tappe del nostro itinerario prima di prendere l'auto, per informarci su orari e costi del bus per Santa Clara del giorno dopo. Abbiamo infatti programmato di concedere a La Habana gli ultimi quattro giorni del nostro viaggio, in quanto comunque vi dobbiamo tornare per ripartire alla volta dell'Italia.

Appena arriviamo col taxi veniamo subito adocchiati, ancora prima di scendere, da un crocchio di cubani appostati all'entrata che subito ci offre di portarci ovunque facendoci pagare meno (è la prassi, ce ne faremo l'abitudine a queste situazioni). Entriamo, la funzionaria allo sportello informazioni mi dice, con tutta la flemma di questo mondo (faremo l'abitudine anche a questo), che dobbiamo solo prenotare dando i nostri nomi e pagare il giorno dopo presentandoci un'ora prima (?!) della partenza. Perplessi, così facciamo e finalmente ci lanciamo alla scoperta de La Habana!

un-irlandese-a-cuba-3Ci incamminiamo e realizziamo che fa un caldo maiale e l'umidità è a livelli che neanche in centro a Milano a Ferragosto! (a questo faremo giocoforza l'abitudine, però a fatica). Immediata e nitida è l'impressione di essere capitati in un posto fermo agli anni '50, in tutto, con le immancabili e rinomate americane (alludo alle auto) dell'epoca, più o meno rabberciate (ma ce ne sono anche di tenute benissimo), affiancate da svariati altri catorci (per lo più Lada o altro residuato sovietico, ma anche qualche vecchia Fiat 126!), che lì a Cuba sono capaci di fare andare, sempre e comunque.

L'arte di arrangiarsi fa miracoli! Tutto (case, strade, auto, le stesse persone) sembra precario e destinato a crollare miseramente da un momento all'altro, ma non lo fa e resiste quasi stoicamente, quasi contro tutto e tutti. Questo è lo spirito che si avverte forte in tutta l'isola e tutto questo è insieme il fascino e il limite di Cuba, ma quello che rende comunque questo paese, che lo si apprezzi o no, particolare e unico, pregno di un'atmosfera senz'altro irripetibile, almeno agli occhi del visitatore (immaginiamo che a quelli dell'abitante locale susciti riflessioni diverse).


8 agosto - La Habana

un-irlandese-a-cuba-4Al naso, invece, balza subito l'odore acre della benzina (o qualsiasi altro intruglio usino) e del fumo che esce nero e copioso dai tubi di scappamento di auto, carri, moto, motorini e side-cars (numerosi) e che avvolge i marciapiede inebriando i pedoni. Singolari i bus cittadini, di due tipi: la classica Guagua, ovvero un carro o un vero e proprio camion di piccole dimensioni adibito al trasporto di persone, e il Cammello, ovvero sempre un camion che traina un rimorchio con due gobbe sul tetto che, appunto, lo fanno assomigliare a un cammello. In entrambi i casi le persone sono spesso e volentieri ammassate l'una accanto all'altra, stile Fantozzi che prende al volo il bus delle 7.15.
Roba che, col caldo che gira, fa svenire solo a guardarla!

In ogni dove cominciamo a vedere cartelli e scritte propagandistiche di governo inneggianti socialismo o muerte!, la lotta, la vigilanza contro il nemico, la resistenza e naturalmente… la revoluciòn! Ne è disseminato in pratica tutto il paese e diventano quasi un pittoresco e simpatico diversivo lungo i percorsi da una città ad un'altra. Qualcuno può forse storcere il naso, ma mi chiedo se siano poi meglio i cartelli e le insegne pubblicitarie dei quali, alla stessa stregua, sono tappezzati i nostri di paesi (mentre lì sono totalmente assenti).

Realizziamo di non essere poi così lontani dalla celeberrima Plaza Revolucion, teatro dei comizi con folle oceaniche del Lider Màximo Fidel Castro e tappa d'obbligo di qualsiasi tour cittadino. Indubbiamente la sua vastità non lascia indifferenti. Ai lati della piazza campeggiano da una parte il palazzo con la rinomata gigantografia in ferro del Che e dall'altro il Memorial a Josè Martì (altro eroe nazionale dell'Indipendenza cubana) sul quale s'erge l'alto pennone sulla cui cima si può godere di una vista panoramica della piazza e dell'intera città. Singolare è la signora che lavora all'interno dell'ascensore, seduta tutto il giorno vicino alla tastiera: ci ha detto che è da sette anni che fa quel lavoro! Al piano terra c'è anche il relativo Museo dedicato appunto a Josè Martì e il tutto è visitabile per la cifra di 5CUC … e noi lo facciamo. All'interno dei locali (bar, musei, ecc …) la temperatura è sempre mitigata dalla presenza di condizionatori e/o ventilatori, mentre fuori la temperatura si conferma sempre torrida! Immaginatevi dunque gli sbalzi di temperatura ripetuti a cui si va incontro.

un-irlandese-a-cuba-5Dopo la visita alla piazza ci lanciamo a zonzo a piedi addentrandoci in quello che poi scopriremo essere il Vedado e, per un tratto, Centro Habana. Alle 16.00 ci troviamo esausti seduti sui gradini di un portico, stroncati dal caldo, disidratati e con le sfiacche ai piedi e decidiamo quindi di mollare il colpo, prendere un taxi e tornare a casa per riposare, farci una bella doccia e prepararci per la serata.

Per la sera il padrone di casa ci consiglia un buon paladar (ristorante) lì vicino dove mangiamo dell'ottimo pesce, facendo la prima conoscenza coi celeberrimi tempi lunghi del servizio cubano (a quanto pare prassi diffusa e non riguardante solo la ristorazione), dopodiché, satolli, puntiamo alla Casa della Musica, locale straconosciuto e anche fin troppo turistico, ma vicino e raggiungibile a piedi.

Il posto si rivela uno stanzone dal soffitto alto, una sorta di sala da teatro, con in mezzo sedie e tavolini e in fondo il palco dove all'inizio si balla (ma si balla ovunque) e dove poi si esibisce il musicista locale di turno con il suo gruppo, in un tripudio di salse e colpi di congas. Ci beviamo i primi Mojitos e Cuba Libre di una lunga serie e bagniamo la serata sorseggiando anche le birre locali, Bucanero e Cristal su tutte, che poi troveremo ovunque lungo il nostro percorso per l'isola. La serata scorre tranquilla (anche fin troppo) fino a che decidiamo di levare le tende e guadagnare il letto.


La mattina del 9 prendiamo il Bus della Viazùl come convenuto e raggiungiamo la nostra prima tappa dopo La Habana: Santa Clara. Il bus della Viazùl conferma tutto quanto dettomi di buono dalle mie fonti: pulito, in orario, con aria condizionata e perfino con proiezione di un succulento filmone, pietra miliare della cinematografia, con protagonista Steven Segal, in spagnolo con sottotitoli in inglese! Me lo faccio venir buono, tra un abbiocco e l’altro, quantomeno per esercitare la mia comprensione della lingua.

Il bus è tanto comodo al punto che mi sembra non in sintonia col luogo e il tipo di viaggio, e quasi mi sento in colpa. Senso di colpa che aumenta quando vediamo i bus dell’altra compagnia, la Astros, decisamente più alla mano. La Viazùl infatti viene usata prevalentemente dai turisti, che possono permettersi i suoi prezzi (fate conto che uno stipendio medio cubano si aggira intorno ai 15/20CUC mensili), mentre la Astros viene usata dai cubani, che comunque hanno mezzi di trasporto anche diversi (vedi le guaguas di cui sopra).

Viaggiamo sulla Carrettiera Central, ovvero la strada principale che percorre Cuba in quasi tutta la sua lunghezza e, devo dire, lo stato delle strade si rivela molto migliore del previsto (almeno in prossimità di questa strada principale).
Lungo tutta la strada e soprattutto in prossimità dei centri abitati schiere di persone e intere famiglie sostano aspettando qualcuno che li carichi facendo la classica botella (l’autostop), alcuni brandendo anche dei soldi a mò di fazzoletto.

All’entrata e/o uscita dalle città ci sono veri e propri puntos de recogida (punti di raccolta) dove un funzionario dello stato vestito di giallo ferma i carri (le guaguas) e sovrintende alla raccolta e smistamento delle persone (con tanto di registri ed elenchi alla mano) che attendono rispettosi il loro turno.

Arriviamo così a Santa Clara senza avere già un indirizzo dove alloggiare (sarà l’unica volta visto che da lì in poi ne saremo forniti in abbondanza dai vari proprietari presso cui alloggeremo di volta in volta). Scendiamo dal bus e chiedo subito a una funzionaria se conosce una casa dove alloggiare. Dopo esserci rifocillati un po' alla cafeteria mi fornisce un biglietto da visita sdrucito di una casa, prendiamo un taxi e ci dirigiamo lì; la casa è accogliente, il proprietario è un ragazzo giovane e simpatico e ci dà una stanza.

un-irlandese-a-cuba-7Santa Clara si rivela subito un paese molto accogliente e ricco di storia.
Gli amanti di Ernesto Che Guevara non possono che apprezzarlo e amarlo. Qui infatti ancor più che altrove si avverte la presenza quasi fisica della figura del rivoluzionario argentino adottato dai cubani. A Santa Clara ebbe luogo il celebre assalto, capeggiato proprio dal Che, al Tren Blindado il 29 dicembre ’58 e qui c’è il Mausoleo a lui dedicato con tanto di Museo.

Ma andiamo per ordine: la brulicante vita pomeridiana si consuma lungo la cosiddetta Boulevard, via dello struscio, piena di barettini e di negozi dalle vetrine scarne e dalle teche piene di merce improbabile della più svariata natura messa lì alla bellemeglio. Proseguendo lungo la Boulevard e uscendo dal centro si arriva appunto al Tren Blindado, treno dell’esercito dell’ex dittatore Batista che il Che, col suo drappello di uomini al seguito, fece deragliare confiscando il carico di armi che portava e con le quali poi si apprestò alla conquista, appunto, di Santa Clara prima e La Habana poi.

E’ uno spiazzo nel quale i quattro o cinque vagoni del treno sono lasciati apparentemente immobili da quel giorno con di fronte un obelisco alla memoria dell’impresa e dei suoi partecipanti. Dentro due di questi vagoni è stato allestito un piccolo museo, più che altro con qualche suppellettile e qualche documento e foto dell’epoca.

Da lì, dopo una camminata di 15 minuti circa (sempre sotto il sole cocente) arriviamo alla Loma del Capiro, la cima di un colle da dove si gode la vista panoramica della città e dove il Che progettò e organizzò coi suoi uomini l’assalto al Tren Blindado. Mentre camminiamo alla volta della Loma ci affianca un vecchietto bicicletta alla mano; era al Tren Blindado e ci ha sentito chiedere informazioni sulla Loma e si offre di accompagnarci visto che lui sta andando a casa e va proprio da quella parte. Ne approfitto, vista l’età, per chiedergli se lui ha vissuto i momenti di quel 29 dicembre ’58 e se aveva visto in persona il Che; ci racconta i suoi ricordi mentre proseguiamo camminando ma, ci dice, quel giorno il Che non lo vide.

Dopo la Loma del Capiro siamo diretti alla Plaza della Revoluciòn (sì insomma, un po’ ovunque c’è una Plaza della Revoluciòn), dove si erge il Mausoleo del Che con relativo Museo. Si da il caso, però, che sia esattamente dall’altra parte della città: visto il caldo atroce e la nostra spossatezza, troviamo un bici-taxi (praticamente ovunque a Cuba) assoldando il ragazzo che lo guida per la modica cifra di 2CUC, che diventano 3, con sua grande meraviglia e gratitudine, quando arrivati ci muoviamo a compassione per lo sforzo profuso sotto la spietata canicola. Durante il tragitto ci chiede dell’Italia e in particolare di Papa Giovanni Paolo II, tessendone le lodi con profonda ammirazione (ma non dovevamo essere noi i cattolici e lui il comunista mangia-bambini?! … va beh).

un-irlandese-a-cuba-8La Plaza de la Revoluciòn di Santa Clara è, manco a dirlo, molto grande (certamente molto meno di quella de La Habana); da un lato limitata da due cartelloni dedicati al Che, dall’altro dal suddetto Mausoleo, una sorta di altarone con relativa scalinata in cima alla quale, ovviamente, campeggia fiera la statua del guerrigliero argentino con il suo fucile. Sul retro si entra nel museo, non grandissimo, dove non è permesso scattare foto, e dove vengono ripercorse la vita e le sue gesta, a partire da foto da bambino e pagelle scolastiche (a proposito, chi l’avrebbe mai detto che il Che aveva 4 in educazione fisica?!) fino a oggetti a lui appartenuti e usati nelle varie campagne a cui ha preso parte. Insomma, per chi ama e apprezza il Che, una tappa imperdibile e molto emozionante.

Per la sera Santa Clara offre un paio di discoteche, tra cui una in cima al palazzo che sovrasta la piazza centrale, dove noi non andiamo, e il Primavera. Alla chiusura ci si sposta tutti un po’ fuori in un locale chiamato Patio Bar. La seconda sera usciamo insieme al ragazzo che ci ospita, sua moglie e due sue amiche; e quando è tempo di salsa non possiamo far altro che sederci e guardarle ammirati!
Il mattino dell’11 ci rechiamo nuovamente alla stazione della Viazùl, salutiamo Santa Clara e, visto che tutte le nostre info non dipingono Ciego de Avila come posto di particolare interesse, partiamo diretti alla volta della nostra seconda tappa: Camagüey.


11-12 agosto - Camagüey

un-irlandese-a-cuba-9Arrivati alla stazione dei bus di Camagüey , mi sento subito chiamare da un ragazzo giovane che brandisce un pezzo di carta con scritto il mio nome. E' il nostro nuovo “padrone di casa” che ci è venuto a prendere, montiamo su un taxi e raggiungiamo la nostra nuova dimora.

Camagüey è la terza città di Cuba ma, come lui stesso ci dice, si caratterizza più che altro come sosta quasi obbligata per tutti i viaggiatori che stanno percorrendo l'isola da occidente a oriente o viceversa grazie alla sua posizione centrale strategica. Parliamo molto con lui e con sua moglie.

Lui impegnato a migliorare la casa per i turisti e il suo “giardino” sottostante con molti alberi da frutto, lei nella sua attività casalinga di manicure e parrucchiera. Una coppia simpatica con la quale entriamo subito in sintonia. A fianco delle loro casa abita un'altra famiglia dove vive un bambino con cui giochiamo e passiamo un po' il tempo; vedere i suoi giochi e pensare ad alcuni bambini italiani già col cellulare mi fa riflettere un po'…

La sorellina ha 13 anni, apparentemente timida e riservata, mi chiede dell'Italia e subito se sono lì per trovare una fidanzata cubana. Nuovamente mi interrogo sul mio aspetto e sull'immagine che do di me, ma la naturalezza e spontaneità con cui me lo chiede mi lascia basito e mi fa interrogare se e quanto ormai siano considerate normali e assodate certe cose da quelle parti. Una parziale risposta la ottengo quando, proseguendo nel discorso, tento di farle capire che non è obbligatorio che io trovi una fidanzata a Cuba e che comunque non è quello il mio scopo, che in Italia la vita è molto diversa e ci sono moltissime persone, uomini e donne, che vivono soli senza un partner.

Lei mi guarda per qualche secondo e poi mi dice, con una naturalezza disarmante “ Sai cosa devi fare tu? Stasera esci, vai con una jinetera, ci fai sesso e poi domani ne trovi un'altra ”. A quel punto non so davvero cosa rispondere, attonito, e mi limito a chiosare con un “ quizàs … vamos a ver que va a pasar … “. La moglie dice di aver imparato a cucinare solo dopo che si sono sposati, fatto sta che ceniamo meravigliosamente bene dopodichè usciamo.

un-irlandese-a-cuba-10La vita notturna di Camagüey è comunque abbastanza fervida e ruota intorno alla Casa de la Trova, tipico locale-cortile dove, sorseggiando Mojitos e Cuba Libre, si assiste a musica dal vivo e volendo si balla (chi è capace), e due discoteche, il Copacabana e il Colonial . Noi finiamo tutte e due le sere al Copacabana, in quanto la seconda sera il Colonial pare sia chiuso e molta gente riversa nella piazza cittadina dove ci sono canti e balli.

A Camagüey è previsto che noi prendiamo la macchina a noleggio la mattina del 13, ma subito qualche presentimento ci fa incrociare le dita e sperare che tutto vada liscio, cosa che ovviamente non succede. Il voucher in nostro possesso ci dice di recarci all'Aeroporto per ritirare l'auto, lo facciamo, e scopriamo che non solo non c'è nessuna auto, ma non esiste neanche l'ufficio della compagnia noleggiatrice! Insieme al nostro amico cubano cominciamo una piccola odissea che ci porta alla sede centrale cittadina in prossimità di un grosso hotel. Lì ci spiegano (dopo svariati minuti) che la prenotazione, fatta da me quasi un mese prima, è arrivata proprio quella mattina (?!) e che quindi loro non hanno un'auto pronta per noi, ma che provvederanno a trovarcene una.

Dopo un'ora abbondante ci offrono una Peugeot 206 in condizioni a dir poco pessime (tra l'altro con un chiodo in una ruota di cui si accorge l'attento Gillo), chiaramente non destinabile al noleggio, ma ci dicono che hanno solo quella: insomma, o quella o niente. Rapido consulto e decidiamo di rischiare (facendoci almeno cambiare la ruota col chiodo) e, annotati tutti i difetti dell'auto sul contratto (diventato praticamente una mappa geografica di scritte), salutiamo il nostro amico e, ancora perplessi, salpiamo con circa due ore di ritardo sul ruolino di marcia alla volta della nostra terza tappa: Santiago de Cuba.


13-14-15 agosto – Santiago de Cuba

un-irlandese-a-cuba-11Il tempo di uscire da Camagüey a bordo della nostra “nuova” auto che subito veniamo fermati dalle forze dell'ordine locali in uno dei puntos de control che poi scopriremo essere appena all'entrata e all'uscita dei grossi centri e presso i quali il limite di velocità è di 40 km/h. Sono segnalati da cartelli appositi, ma noi non ci facciamo caso e puntualmente, come detto, ci fermano, ci controllano il contratto di noleggio, i documenti, ci abbozzano una ramanzina circa la velocità da tenere e poi, a seguito di nostre scuse e sguardi stupiti da “gnorri”, ci lasciano andare. Questa è un'altra prassi, un altro degli innumerevoli privilegi di cui gode il turista.

Percorsa un'altra manciata di chilometri, però, facciamo la spiacevole scoperta che anche i freni dell'auto non sono proprio nuovissimi, praticamente come se le pastiglie non esistessero, ferro contro ferro!
Riusciamo stoicamente comunque ad arrivare a Santiago quando ormai è buio, a trovare la nostra casa e a parcheggiare al sicuro l'auto, ovvero lungo il marciapiede davanti alla casa di un vecchietto che, per due giorni, ce la guarderà e controllerà per la cifra di 2CUC al giorno.

Il tempo di “ripulirci” e siamo già fuori per vivere la notte di Santiago. Ceniamo in un paladar su una terrazza che dà proprio sul Parque Cèspedes (vicino alla nostra casa); è spudoratamente un posto per accalappiare turisti, ma la fame, la stanchezza e l'orario ci fanno optare per fermarci lì senza spingerci in ulteriori ricerche.

Nonostante il ricco menù cartaceo, constatiamo che nella pratica hanno solo la “pizza” (capiteranno spesso situazioni del genere), sulle cui qualità culinarie sorvolo a piè pari, ma molto efficace a farci venire di lì a poche ore e per quattro giorni filati (e non solo) pesanti “disturbi intestinali”, per così dire…

Finito di “cenare” ci riversiamo in strada e notiamo molta gente in giro e una certa difficoltà ad entrare nelle discoteche (già piene). Scopriamo poi essere quel giorno il compleanno nientepopodimenoche del Lider Màximo e in tutta Cuba c'è fermento. Facciamo conoscenza con un ragazzo di colore cubano, Michael, che parla un buonissimo italiano e, dall'accento, lascia tradire un suo sicuro soggiorno romano; in diversi parlano italiano, ma non ammettono mai subito di essere stati nel nostro paese, dicendo che lo hanno imparato per necessità.

Si fa finta di crederci e magari solo dopo essere entrati un po' in confidenza lo ammettono. Come detto non ci riesce di entrare in nessuna discoteca e ce la giriamo un po' qui e un po' là, fino a che Michael mi presenta M. , una ragazza trigueña (non è una brutta parola, ma indica uno dei tanti miscugli di razze presenti nell'isola) e le sue amiche. Si passa la serata tutti insieme finendo a chiacchierarsela e sbevazzarsela in una delle tante cafeterie cittadine.

un-irlandese-a-cuba-12L'indomani, gambe in spalla, facciamo un giro a piedi per una seria visita della città alla luce del giorno. Santiago è la seconda città di Cuba, molto di stile coloniale e attraente. Il suo centro ruota attorno ai parchi Cèspedes (dove si erge la Catedral de Nuestra Señora de la Asunciòn ) e Ajedrez (scacchi). Senz'altro da includere in itinerario, vale spingersi fino ad oriente per una sua visita.

Insieme a Michael ed un suo amico che vi lavorava, andiamo alla succursale cittadina della compagnia di noleggio dell'auto per far valere le nostre ragioni, esigendo che ce la riparino (in primis i freni) o che ancor meglio ce la cambino in toto, facendo presente che saremmo dovuti partire l'indomani. Dopo varie discussioni ci dicono di riportare l'auto alla sera e che avrebbero provveduto a riparare i guasti entro la mattina seguente.

In compagnia di Michael, quindi, facciamo una sortita appena fuori Santiago per visitare El Cobre, un santuario luogo di pellegrinaggio locale dove resistiamo ai numerosi venditori ambulanti che sul tragitto vogliono appiopparci di tutto, statue, statuette, immagini sacre, ron e quant'altro. Usciti indenni da questo fuoco di fila torniamo in città, lasciamo la macchina all'agenzia di noleggio e in taxi torniamo a casa per la cena e la doccia. “Mangiato e docciato” mi reco sulla terrazzina proprio in cima al palazzo della nostra casa per godermi il cielo stellato, quando all'improvviso tutto d'un colpo salta la luce in tutto il barrio. A Cuba succede, anche con l'acqua. Questo comunque non ci impedisce di uscire e trovarci alla cafeteria El Toro insieme a Michael, M. e altri loro amici e si fa serata/nottata/mattinata insieme.

Il mattino dopo ci rechiamo agguerriti alla compagnia di noleggio come da accordi, sempre insieme a Michael, ma l'auto, a parte per lo meno i freni, è tale e quale a come l'avevamo lasciata la sera prima. Loro addicono a varie scuse, noi cominciamo a diventare scuri in volto e a fumare dalle parti basse facendo la voce grossa (pare che si debba tenere un atteggiamento autoritario con alcuni “addetti ai lavori” cubani per ottenere la loro piena attenzione e disponibilità). Morale della favola: otteniamo che ci venga cambiata l'auto, ma questo solo in tarda serata, evenienza che ci “costringe” a Santiago un giorno in più rispetto al nostro programma, ma accettiamo senza ulteriori indugi.

un-irlandese-a-cuba-13Io, Gillo, Michael e M. intraprendiamo allora un mini-tour appena fuori città che ci porta dapprima in un paio di spiagge locali e poi al Porvenir, una specie di piscina all'aperto con bar in mezzo alle foreste dove, pare, quel giorno un italiano festeggi il suo matrimonio con una cubana. Noi ovviamente ci infiltriamo, mangiamo, sorseggiamo i nostri cocktail coricati sulle sdraio in totale relax, accenniamo a due passi di danza (perché ovviamente imperversa la salsa dagli altoparlanti) e poi ce ne torniamo a casa passando prima a ritirare finalmente la nostra nuova e funzionante auto, una Kia blu elettrico apparentemente senza alcun problema o difetto.

Stando una notte in più, dobbiamo alloggiare in un'altra casa per quella notte (fortunatamente poco distante), così provvediamo al trasloco dei bagagli. Mentre Gillo è sotto la doccia faccio due chiacchiere con la dueña. Nel volgere di poche parole, anche lei mi chiede se sono lì per trovare la fidanzata e se l'ho già trovata. Mi mostra la foto di una sua presunta nipote, trentenne, single che cerca un fidanzato, ma non cubano! Nella foto è anche indubbiamente carina, ma questa storia ormai mi sembra di averla sentita altre volte e il fatto che la “sciura” mi voglia non tanto velatamente appioppare la nipote la aggiungo al fardello di circostanze “insolite” capitatemi sull'isola e sulle quali riflettere al mio ritorno.

Qualche ora più tardi ci troviamo con Michael, M. e un paio di sue amiche e facciamo nottata in una discoteca un po' più chic (e infatti dove la presenza di altri italiani è più massiccia) alla periferia di cui però ora purtroppo non ricordo il nome (forse “Tropical” o qualcosa del genere). La disco è ubicata al primo piano (con terrazza) di un complesso a metà tra il residenziale e il centro commerciale, 2CUC a persona l'entrata.

Il mattino dopo salutiamo Michael e partiamo alla volta di Puerto Padre, nostra prossima tappa. In auto con noi una nuova compagna di viaggio, M. , che ha deciso di seguirci fino a lì.


All'agenzia di noleggio a Santiago ci avevano raccomandato solo di provvedere al cambio dell'olio dopo qualche kilometro e noi, arrivati alla città di Las Tunas, ci proviamo. Ci fermiamo appositamente in un'officina convenzionata e chiediamo che ci venga cambiato, ma di olio al momento non ne hanno (?!?). Ormai quasi più divertiti che stupiti o seccati, ci facciamo segnare anche questo sul nostro contratto (a scanso di equivoci) e proseguiamo il cammino senza l'olio nuovo.

Arriviamo a Puerto Padre, paese costiero e balneario dell'omonima regione di Las Tunas, nel primo pomeriggio e ci dirigiamo subito in una località distante 20 kilometri dove vivono gli amici di Gillo. Trattasi di cosiddetti Guajiros , termine col quale a Cuba vengono denominati i contadini. Facciamo base a Puerto Padre, trovando a fatica un alloggio abusivo in quanto pare non esista una casa particular, hostal, pensione o altro libero in tutto il paese, ma passiamo tutti i giorni e tutta la giornata coi nostri amici guajiros.

Gillo ritrova anche D. , una ragazza già conosciuta a febbraio, e passiamo quattro giorni immersi nella vita dei contadini cubani, tra galline, maialini e capre che ci scorazzano tra le gambe, feste di compleanno sulla spiaggia a base di maiale allo spiedo, pranzi a base di Angosta (aragosta) e cene all'aperto al chiaror di luna con portata di Obejo (capretto) ucciso sotto i nostri occhi solo qualche ora prima. Assaggiamo anche la carne di tartaruga e un giorno ci rechiamo su una spiaggia vicina dove ci viene offerto del pesce appena pescato.

un-irlandese-a-cuba-15Inutile dire che tutto è meravigliosamente buono e condito dall'immancabile riso bianco coi Frijoles negros (fagioli neri), che viene passato dallo stato, e da incessanti e imperterriti ritmi di salsa. Per tutto questo non ci viene chiesto nulla in termini di denaro, come l'usanza locale farebbe supporre, ma solo l'impegno, nel caso, a riuscire a far loro pervenire del materiale vestiario o altro non appena tornati in Italia.

La mattina del 20 salutiamo per l'ultima volta i nostri amici guajiros coi quali abbiamo passato quattro giorni bellissimi, montiamo in auto e partiamo in direzione della prossima sosta, Trinidad. In auto il gruppo si è allargato ulteriormente. Oltre a M. ora c'è anche D.
Entrambe hanno deciso di seguirci almeno fino a Las Tunas, da dove poi prenderanno una guagua una alla volta di Santiago e l'altra di Puerto Padre.


20-21 agosto – Trinidad

un-irlandese-a-cuba-16Percorriamo l'isola dalla costa nord a quella sud. Sul tragitto salutiamo le ragazze a Las Tunas, come detto, e proseguiamo nuovamente da soli. Il tempo di essere rifermati nuovamente dalla “stradale” ad un altro punto de control per la velocità e di essere fatti andar via con le solite scuse e espressioni innocenti, che il tempo meteorologico, fino ad allora anche fin troppo soleggiato, si fa sempre più scuro via via che ci avviciniamo a Trinidad, ove infatti arriviamo sotto una pioggia copiosa.

Raggiungiamo subito la nostra casa particular, una bella casa in stile coloniale, prendiamo possesso della nostra camera e lasciamo la macchina parcheggiata nel cortile di una vecchina sua parente, molto dinamica e ciarliera, per i consueti 2CUC al giorno.

Intanto ha smesso di piovere e l'ambiente è tornato ad essere afoso come o forse anche più di prima; chiediamo informazioni alla figlia e alla nipote della dueña circa i divertimenti serali, discoteche e quant'altro e loro, senza indugio alcuno, ci invitano ad uscire con loro.
Ovviamente non serve consultarci per accettare l'invito e ci rechiamo dapprima in una piccola discoteca ricavata presumibilmente alla “bellemmeglio” da un vecchio garage doppio e poi in un altro posto molto più bello e turistico proprio nel centro della città, in cima ad una scalinata che sovrasta la piazza dove già un complesso si esibisce a ritmi di .. indovinate … salsa!

Entriamo, il posto è bello, all'aperto e ampio anche se pieno di gente. Non ricordo il nome, ma almeno i ritmi variano un po' e si arriva perfino a sentire una hit dei Queen! Alla chiusura facciamo ritorno alla dimora, che poi è anche quella delle ragazze, con le quali ci accordiamo per un giro in spiaggia all'indomani.



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:31. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com