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È morto Gabriel García Márquez

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2014 07:19
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18/04/2014 19:44
 
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Lo scrittore di Cent’anni di solitudine, 87 anni, era stato ricoverato fino a qualche giorno fa nella clinica Salvador Zubiran per l’aggravarsi di una grave polmonite.

Se n’è andato Gabriel García Márquez, lo scrittore colombiano che ha avvicinato milioni di persone alla letteratura. E’ mancato a 87 anni, in un ospedale di Città del Messico, a causa dell’improvviso aggravarsi di una polmonite. Ma la notizia, anche se preparata dal prolungarsi di un suo precario stato di salute, è luttuosa per milioni di lettori: soprattutto per i tanti figli del Sessantotto che proprio allo scoppio della contestazione erano stati colpiti al cuore da «Cent’anni di solitudine». Un romanzo talmente lussureggiante, libertario, esotico, coinvolgente, da trasformare il luogo immaginario in cui si svolge la storia, Macondo, in simbolo e sinonimo di vita alternativa.Se n’è andato Gabriel García Márquez, lo scrittore colombiano che ha avvicinato milioni di persone alla letteratura. E’ mancato a 87 anni, in un ospedale di Città del Messico, a causa dell’improvviso aggravarsi di una polmonite. Ma la notizia, anche se preparata dal prolungarsi di un suo precario stato di salute, è luttuosa per milioni di lettori: soprattutto per i tanti figli del Sessantotto che proprio allo scoppio della contestazione erano stati colpiti al cuore da «Cent’anni di solitudine». Un romanzo talmente lussureggiante, libertario, esotico, coinvolgente, da trasformare il luogo immaginario in cui si svolge la storia, Macondo, in simbolo e sinonimo di vita alternativa.

Esplora il significato del termine: Nobel nel 1982
E tuttavia «Gabo», come lo chiamavano non soltanto gli amici, è stato molto più che l’autore di un solo libro, per quanto capolavoro; e anche più che un classico monumento intellettuale, infiocchettato dal premio Nobel (effettivamente conseguito nel 1982). In altri romanzi, infatti, ha saputo variare il suo stile, conquistando giovani lettori e trasformando — come soltanto i grandi hanno saputo fare — i titoli dei suoi libri in slogan diffusissimi e persino in luoghi comuni: «L’autunno del patriarca», «Cronaca di una morte annunciata», «L’amore ai tempi del colera», «Il generale nel suo labirinto» sono espressioni che tutti almeno una volta ci siamo ritrovati sulle labbra, e ancor oggi ricorrono in tanti discorsi quotidiani o colti, allusivi o ironici.

Nobel nel 1982
E tuttavia «Gabo», come lo chiamavano non soltanto gli amici, è stato molto più che l’autore di un solo libro, per quanto capolavoro; e anche più che un classico monumento intellettuale, infiocchettato dal premio Nobel (effettivamente conseguito nel 1982). In altri romanzi, infatti, ha saputo variare il suo stile, conquistando giovani lettori e trasformando — come soltanto i grandi hanno saputo fare — i titoli dei suoi libri in slogan diffusissimi e persino in luoghi comuni: «L’autunno del patriarca», «Cronaca di una morte annunciata», «L’amore ai tempi del colera», «Il generale nel suo labirinto» sono espressioni che tutti almeno una volta ci siamo ritrovati sulle labbra, e ancor oggi ricorrono in tanti discorsi quotidiani o colti, allusivi o ironici.

L’amico nemico Vargas Llosa
García Márquez a tutto tondo, insomma, anche come figura pubblica, e persino accettato e applaudito da quanti non hanno condiviso le sue posizioni politiche: amico intimo e dichiarato del dittatore Fidel Castro (sia pure «sul piano personale e letterario»), simpatizzante del regime di Chavez in Venezuela, ma anche avversario dichiarato dei mercanti di droga e morte della sua Colombia. E amico-nemico di un altro grandissimo scrittore sudamericano, Nobel come lui ma di opinioni politiche opposte: il peruviano Mario Vargas Llosa, liberale e anche rivale in amore, capace di sfidarlo a pugni in una rissa, salvo poi lodarlo come un gigante della letteratura.L’amico nemico Vargas Llosa
García Márquez a tutto tondo, insomma, anche come figura pubblica, e persino accettato e applaudito da quanti non hanno condiviso le sue posizioni politiche: amico intimo e dichiarato del dittatore Fidel Castro (sia pure «sul piano personale e letterario»), simpatizzante del regime di Chavez in Venezuela, ma anche avversario dichiarato dei mercanti di droga e morte della sua Colombia. E amico-nemico di un altro grandissimo scrittore sudamericano, Nobel come lui ma di opinioni politiche opposte: il peruviano Mario Vargas Llosa, liberale e anche rivale in amore, capace di sfidarlo a pugni in una rissa, salvo poi lodarlo come un gigante della letteratura.

L’ultima opera
Una vita così piena aveva avuto la sua svolta nel 1999, anno in cui gli era stato diagnosticato un tumore: da quel momento la coscienza di avere il tempo contato lo aveva spinto verso uno stile differente, memorialistico, sia pur sempre segnato dall’ironia. «Memoria delle mie puttane tristi», ultima prova narrativa, racchiude fin dal titolo tutto quello che Gabo ha sempre voluto essere: irridente, contraddittorio, provocatorio, animato da un’idea di giustizia che non escludeva né la partigianeria, né la sfida a ogni correttezza.L’ultima opera
Una vita così piena aveva avuto la sua svolta nel 1999, anno in cui gli era stato diagnosticato un tumore: da quel momento la coscienza di avere il tempo contato lo aveva spinto verso uno stile differente, memorialistico, sia pur sempre segnato dall’ironia. «Memoria delle mie puttane tristi», ultima prova narrativa, racchiude fin dal titolo tutto quello che Gabo ha sempre voluto essere: irridente, contraddittorio, provocatorio, animato da un’idea di giustizia che non escludeva né la partigianeria, né la sfida a ogni correttezza.

www.corriere.it/cultura/14_aprile_17/morto-gabriel-garcia-marquez-centanni-di-solitudine-nobel-1982-8094895c-c668-11e3-8866-13a4dbf224...


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García Márquez y Fidel Castro


Por Francisco Forteza LA HABANA 18 (ANSA)- La larga relación de Gabriel García Márquez con Cuba llena hoy la prensa cubana, en especial la amistad y el conocimiento mutuo que logró el escritor con el ex presidente Fidel Castro, según muestran crónicas mutuas. "Nuestra amistad fue fruto de una relación cultivada durante muchos años en que el número de conversaciones, siempre para mí amenas, sumaron centenares. Hablar con García Márquez y Mercedes siempre que venían a Cuba —y era más de una vez al año— se convertía en una receta contra las fuertes tensiones en que de forma inconsciente, pero constante, vivía un dirigente revolucionario cubano", expuso Castro del escritor colombiano en su crónica El descanso, de julio de 2008.
"Este es el Fidel Castro que creo conocer: Un hombre de costumbres austeras e ilusiones insaciables, con una educación formal a la antigua, de palabras cautelosas y modales tenues e incapaz de concebir ninguna idea que no sea descomunal", escribió Gabo de su amigo en una muy conocida crónica que tituló "El Fidel Castro que yo conozco".
"Nuestra agencia de noticias sugerida por el Che, acababa de nacer, y ésta contrató, entre otros, los servicios de un modesto periodista de origen colombiano, llamado Gabriel García Márquez. Ni Prensa Latina ni Gabo podían suponer que había un Nobel por el medio", narró Castro. Describió a su vez como "descomunal" la imaginación "del hijo del telegrafista en el correo de un pueblito de Colombia, perdido entre los latifundios plataneros de una empresa yanqui".. "José Martí es su autor de cabecera y ha tenido el talento de incorporar su ideario al torrente sanguíneo de una revolución marxista. La esencia de su propio pensamiento podría estar en la certidumbre de que hacer trabajo de masas es fundamentalmente ocuparse de los individuos", escribió a su vez el colombiano de Castro.
Las imágenes transmitidas desde ayer por la televisión estatal cubana mostraron encuentros públicos entre García Márquez y el líder cubano. Invariablemente, ambos aparecen relajados y ríen en mas de una ocasión. García Márquez, quien residió por largo tiempo en La Habana, participó en 1959 en la formación de la agencia cubana Prensa Latina y en 1986 en la creación de la Fundación del Nuevo Cine Latinoamericano y de la Escuela Internacional de Cine de San Antonio de los Baños, observó la emisora.
El sitio web oficialista Cubadebate, por su parte, narró que en 1997, Gabo llevó al entonces presidente de Estados Unidos "Bill Clinton -quien le había contado que Cien años de soledad era su novela favorita- un mensaje de Fidel Castro en el que proponía a Estados Unidos cooperación en la lucha contra el terrorismo". Agregó no obstante que "la cooperación cubano-estadounidense fue efímera. Washington reaccionó apresando a los luchadores antiterroristas cubanos en septiembre de 1998 que alertaban desde la Florida los planes y atentados criminales que organizaba los extremistas de Miami". Se refirió así al caso de los cinco cubanos condenados por espionaje hace 15 años en Estados Unidos. La prensa cubana también destacó que en 1994 el colombiano participó en la solución de la crisis que culminó con un acuerdo migratorio entre La Habana y Washington, el único tratado que parece funcionar entre los dos países en conflicto hace mas de 50 años. BY2/ACZ


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Fidel Castro "consternado" con muerte de Gabo

LA HABANA 25 (ANSA)- El ex presidente cubano, Fidel Castro, está "consternado" por la muerte de su amigo, el escritor colombiano Gabriel García Márquez, aunque su salud es muy buena, divulgó hoy el vicepresidente Miguel Díaz-Canel.
Castro "está muy bien" de salud, subrayó Díaz-Canel a periodistas al asistir hoy a la embajada de Colombia en La Habana con el fin de firmar el libro de condolencias por el fallecimiento de García Márquez, que sostuvo en su vida una gran amistad con el ex mandatario cubano y fue admirador de Cuba.
"Fidel es un hombre con una enorme sensibilidad humana, por lo tanto la pérdida de los amigos la siente como la sienten todas las personas que tienen sensibilidad humana, pero también es un hombre que ha estado muy fogueado por todas las batallas que ha tenido que lidiar en el mundo", expuso el primer vicepresidente del gobierno cubano.
A raíz de la muerte del autor de "Cien años de soledad", la prensa cubana publicó una crónica escrita por Castro en julio de 2008, titulada "El descanso", tras recibir la última visita de su amigo colombiano.
"Hablar con García Márquez y Mercedes siempre que venían a Cuba —y era más de una vez al año— se convertía en una receta contra las fuertes tensiones en que de forma inconsciente, pero constante, vivía un dirigente revolucionario cubano", escribió el ex presidente en su crónica. (ANSA). BY2-ADG/MRZ


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